Emdr, riprendersi dopo un trauma. Antonio Cerasa. Almanacco della Scienza CNR

Emdr, riprendersi dopo un trauma. Antonio Cerasa. Almanacco della Scienza CNR

Le perdite di beni e di persone care provocate da eventi improvvisi e catastrofici producono, in chi sopravvive al disastro, effetti a volte molto gravi, che vanno dalla depressione ai disturbi d’ansia, fino alle fobie. Per superarli si è rivelata efficace una tecnica psicoterapeutica basata sulla desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari. Ce ne parla Antonio Cerasa, neuroscienziato del Cnr-Irib.

                    Dott. Antonio Cerasa

Sono stati tanti nel nostro Paese gli eventi catastrofici – naturali e non – che  hanno colto di sorpresa la popolazione, provocando vittime e distruzione. Per ricordarne solo alcuni, si va dal crollo di una palazzina avvenuto lo scorso dicembre a Ravanusa (Ag) a seguito dell’esplosione di un tubo del metanodotto al crollo della funivia Stresa-Mottarone a maggio dello scorso anno, dal crollo del ponte Morandi a Genova nell’agosto 2018  ai terremoti verificatisi nell’Italia centrale  tra l’agosto del 2016 e il gennaio del 2017, fino, andando più indietro nel tempo, al disastroso sisma dell’Aquila del 2009.

Questi accadimenti provocano l’inaspettata perdita di beni e, soprattutto,  di persone care, portando chi scampa al disastro a vedere distrutta anche la propria vita. Ma a provocare decessi improvvisi di familiari e di persone care sono anche incidenti stradali, malattie gravi o, come ci ha insegnato in questi ultimi anni il virus di Sars-CoV-2, improvvise e aggressive pandemie.

Per chi resta, ma più in generale per chi subisce shock di questo tipo – ma anche perdite dovute a separazioni e divorzi – non è facile tornare alla normalità e ricominciare a vivere. “Nel corso della vita, il 60,7% degli uomini e il 51,2% delle donne sperimentano almeno un evento potenzialmente traumatico. E fra questi, il 10-40% sviluppa sintomi psichiatrici di rilevanza clinica, come disturbi affettivi, abuso di sostanze o disturbo post-traumatico da stress (Ptsd)”, sottolinea Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Sono tre i sintomi principali della Ptsd:  intrusione (flashback),  elusione (comportamento di evitamento e intorpidimento della reattività generale), aumento dell’eccitazione. Il Ptsd influisce sulla comunicazione interpersonale, sul lavoro e sulla vita ed è spesso associato ad abuso di sostanze, depressione, disturbi d’ansia e fobie, che riducono la qualità della vita”.

A determinare queste reazioni è un fenomeno specifico e indagato a livello neurobiologico. “All’origine delle risposte che hanno gli individui traumatizzati è  la cosiddetta genesi del trauma, ossia la formazione di una nuova struttura neurale all’interno del giro dentato dell’ippocampo (struttura cerebrale, che contribuisce alla memoria a breve e a lungo termine, alla memoria spaziale e all’orientamento), che permette di racchiudere le informazioni sia sensoriali che emotive legate a un particolare ricordo”, spiega il ricercatore del Cnr-Irib.

 

 

Articolo originale su Almanacco della Scienza: almanacco.cnr.it