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Seminario: Dott. Francesco Bruno – 21 Novembre 2023

Dott. Francesco Bruno, PhD

Associazione per la Ricerca Neurogenetica (ARN)
Lamezia Terme (CZ)

Il ruolo del recettore NGFR/p75NTR nella Malattia di Alzheimer: dalla diagnosi al trattamento

21/11/2023 – ore 14:30

Abstract: 

La malattia di Alzheimer rappresenta la più diffusa forma di demenza ed è caratterizzata principalmente dall’accumulo cerebrale di beta-amiloide (Aβ) nello spazio extracellulare (placche amiloidi) e da depositi intracellulari formati soprattutto dalla forma iperfosforilata della proteina tau (p-tau; grovigli o aggregati neurofibrillari). NGFR/p75NTR rappresenta un recettore a simile affinità per tutte le neurotrofine (proNGF, NGF, BDNF, NT-3 e NT-4/5) ed è coinvolto in pathway molecolari che determinano sia la sopravvivenza e morte dei neuroni. Una più recente linea di ricerca indica che anche il peptide Aβ è in grado di legarsi a questo recettore, rendendolo il candidato “ideale” nella mediazione della neuropatologia indotta da Aβ. Oltre che nella patogenesi e nella neuropatologia, diversi dati indicano che NGFR/p75NTR potrebbe svolgere un ruolo chiave nella Malattia di Alzheimer anche da un punto di vista genetico. Altri studi, infine, hanno suggerito che NGFR/p75NTR potrebbe rappresentare un promettente biomarker diagnostico e bersaglio terapeutico per questa forma di demenza. Nel presente seminario verranno illustrate tutte le evidenze scientifiche che rendono NGFR/p75NTR “l’anello mancante” della Malattia di Alzheimer.

INFO : seminari.irib@irib.cnr.it

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Seminario: Dott. Pietro Ferraro – 19 Dicembre 2023

Dott. Pietro Ferraro

Dirigente di Ricerca, CNR-ISASI

Oltre la microscopia in fluorescenza: nuovi metodi e futuri scenari per la diagnostica medica a singola cellula tramite la citometria in flusso

19/12/2023 – ore 14:30

Abstract: 

Negli ultimi decenni, la citometria a flusso convenzionale (FC) ha avuto una straordinaria evoluzione diventando un potente strumento di misurazione per le cellule. Le applicazioni vanno dalla diagnostica clinica, alla biologia, e più in generale nelle scienze della vita. Diversi sono i citometri a flusso e l’ultima generazione è basata su analisi di immagini della singola cellula. Essa estende le capacità della citometria in flusso aggiungendo informazioni ottiche a quelle tipicamente spettroscopiche ad elevata risoluzione dei tradizionali sistemi.
Inoltre, lo sviluppo delle tecniche di microscopia di tipo label-free o stain-free basate sull’imaging del tipo a contrasto di fase ha permesso di andare oltre la tradizionale microscopia in fluorescenza. Infatti, tali tecniche di microscopia oltre a fare a meno dei coloranti hanno anche il vantaggio di fornire delle misure quantitative delle cellule ed infatti vengono anche denominate Quantitative Phase Imaging (QPI). Esistono, allo stato dell’arte, tecniche QPI in grado di fornire misurazioni di proiezioni 2D che negli ultimi anni si sono consolidate e consentono oggi di effettuare diagnosi o anche di fornire importanti e nuove informazioni utili negli studi di biologia. Il limite di tali tecniche, rispetto alla tradizionale microscopia in fluorescenza (FM) è la mancanza intrinseca di specificità per visualizzazione, ad esempio, singoli organelli intracellulari. Infatti, sebbene il QPI sia in grado di fornire un indice di rifrazione quantitativo, è ancora difficile recuperare e identificare da misurazioni 2D e soprattutto da misurazioni 3D in singole cellule le strutture subcellulari. I risultati recenti mostrano che esiste un percorso reale per ottenere microscopi QPI senza etichetta che in molti contesti possono superare la limitazione intrinseca della FM. Saranno delineate le prospettive future di sviluppo della microcopia label-free discusse anche alla luce dell’impiego di metodica coniugando insieme intelligenza artificiale (AI), dispositivi Lab-on Chip, il concetto di “digital pathology” e di analisi 3D a singola cellula. Diversi esempi di possibili applicazioni in clinica saranno illustrati e discussi con particolare riferimento a futuri scenari di diagnostica del tipo “point-of-care”.

INFO : seminari.irib@irib.cnr.it

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Divulgazione scientifica e formazione multidisciplinare

Nel mondo di oggi, che cambia a una velocità senza precedenti, la capacità di comprendere e connettere idee da campi diversi non è più un lusso, ma una necessità. Il nostro approccio combina due elementi fondamentali: la divulgazione scientifica e la formazione multidisciplinare.

Che cos’è la divulgazione scientifica?

La divulgazione scientifica non è solo la semplice traduzione di concetti complessi in un linguaggio più accessibile. È l’arte di rendere la scienza entusiasmante, rilevante e comprensibile per tutti, indipendentemente dal loro background. Il nostro obiettivo è abbattere le barriere tra il pubblico e le scoperte scientifiche, trasformando dati, teorie e ricerche in storie avvincenti che stimolano la curiosità.

Lo facciamo attraverso:

  • Contenuti chiari e coinvolgenti: usiamo un linguaggio semplice e diretto per spiegare argomenti complessi.
  • Narrazioni significative: trasformiamo le informazioni in racconti che catturano l’attenzione e lasciano un segno.
  • Applicazioni pratiche: mostriamo come la scienza influisce sulla nostra vita quotidiana, dal modo in cui funzionano i nostri smartphone all’impatto del cambiamento climatico.

Che cos’è la formazione multidisciplinare?

La formazione multidisciplinare va oltre lo studio di una singola disciplina. Riconosce che le sfide più grandi del nostro tempo, come il cambiamento climatico, l’intelligenza artificiale o le epidemie globali, non possono essere risolte da un solo campo del sapere. Richiedono una prospettiva che integri conoscenze da scienze diverse, ma anche da discipline come l’economia, l’etica, la storia e le arti.

Questo tipo di approccio ci permette di:

  • Vedere il quadro generale: collegare i punti tra discipline che in apparenza sembrano distanti.
  • Sviluppare il pensiero critico: imparare a valutare informazioni da fonti diverse e a formarsi un’opinione basata su prove solide.
  • Innovare: combinare idee da campi diversi per trovare soluzioni creative e inaspettate.

Unendo la divulgazione scientifica e la formazione multidisciplinare, miriamo a creare una comunità informata e curiosa, capace di affrontare le complessità del presente e di costruire un futuro migliore, armata non solo di conoscenza, ma di saggezza e creatività.

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Ricerca traslazionale e collaborazione clinica

La ricerca traslazionale rappresenta il ponte essenziale tra le scoperte scientifiche di base e la loro applicazione pratica, guidando l’innovazione in campo medico. Il nostro lavoro si concentra su questo approccio dinamico, che assicura che le nuove conoscenze si trasformino rapidamente in soluzioni concrete e accessibili.

Dall’intuizione scientifica all’innovazione pratica: il nostro approccio

La ricerca traslazionale non è solo un processo, ma una filosofia che crea un ciclo virtuoso. Il nostro metodo si articola in due fasi principali, alimentate da una costante collaborazione:

  1. Dalla scienza di base alle applicazioni: Partiamo da scoperte scientifiche fondamentali — ad esempio, la comprensione di un meccanismo molecolare — e le traduciamo in nuove strategie, tecnologie o diagnostiche.
  2. Dalla pratica alla ricerca: Le osservazioni e i dati raccolti sul campo, durante l’utilizzo delle nuove soluzioni, vengono riportati al laboratorio per perfezionare la ricerca, individuare nuove direzioni e sviluppare strumenti ancora più efficaci.

Questo processo non sarebbe possibile senza una stretta collaborazione clinica. I nostri team di ricerca lavorano a stretto contatto con medici, specialisti e professionisti del settore. Questa sinergia tra chi fa ricerca e chi opera sul campo è fondamentale per garantire che le scoperte scientifiche siano non solo innovative, ma anche realistiche, sicure e adatte al contesto d’impiego.

Il valore della nostra missione

Il nostro impegno nella ricerca traslazionale e nella collaborazione clinica ha un impatto diretto e misurabile, permettendoci di:

  • Accelerare lo sviluppo: Ridurre il tempo che intercorre tra una scoperta in laboratorio e la sua disponibilità per l’applicazione.
  • Migliorare la qualità delle soluzioni: Integrare le ultime evidenze scientifiche nei protocolli e nelle tecnologie esistenti.
  • Offrire risposte concrete: Concentrare la ricerca sulle sfide più urgenti e complesse, lavorando a stretto contatto con chi ogni giorno affronta quelle difficoltà.

In un’epoca di sfide globali, la nostra missione è unire il rigore della ricerca scientifica con l’esperienza diretta della pratica medica, per generare un impatto reale e tangibile.

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Sviluppo di strumenti digitali, serious games e piattaforme interattive

Nel panorama attuale, la tecnologia offre opportunità senza precedenti per trasformare il modo in cui apprendiamo, comunichiamo e risolviamo problemi. Il nostro lavoro si concentra sulla creazione di strumenti digitali, serious games e piattaforme interattive pensati per educare, formare e coinvolgere il pubblico in modo efficace e innovativo.

Oltre la teoria: apprendimento e simulazione

Non crediamo in un apprendimento passivo. Il nostro approccio si basa sulla creazione di esperienze interattive che permettono agli utenti di esplorare concetti complessi in un ambiente pratico e stimolante. Questo lo realizziamo attraverso:

  • Serious Games: Questi non sono semplici videogiochi, ma strumenti progettati per scopi specifici, come la formazione professionale, l’educazione scientifica o la sensibilizzazione su temi sociali. Attraverso la gamification, trasformiamo compiti e concetti in sfide divertenti e gratificanti, dove l’utente impara facendo, in un contesto privo di rischi.
  • Piattaforme interattive: Sviluppiamo ambienti digitali che consentono la simulazione di scenari reali, l’analisi di dati in tempo reale o l’esplorazione di modelli complessi. Queste piattaforme favoriscono la collaborazione, il pensiero critico e la risoluzione di problemi, offrendo un’esperienza su misura per ogni utente.
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Interazione microbiota-cervello

L’asse microbiota-intestino-cervello: la sorprendente connessione

L’asse microbiota-intestino-cervello è la straordinaria rete di comunicazione bidirezionale che collega il nostro sistema nervoso centrale con la vasta comunità di microrganismi che popola il nostro tratto gastrointestinale, ovvero il microbiota intestinale. Questa interazione, un tempo sottovalutata, è oggi al centro della ricerca scientifica, rivelando il profondo impatto che i nostri “inquilini” microscopici hanno sulla salute mentale, sul comportamento e persino sulle patologie neurologiche.

Come avviene la comunicazione?

La comunicazione tra l’intestino e il cervello non avviene solo tramite una “linea diretta”, ma attraverso una complessa autostrada di segnali biochimici e nervosi. I principali canali di questa interazione includono:

    • Il nervo vago: questo è il principale “cavo” di comunicazione. Collega direttamente il tronco cerebrale al tratto digestivo, permettendo al cervello di monitorare lo stato dell’intestino e all’intestino di inviare segnali al cervello.
    • Neurotrasmettitori: il microbiota intestinale produce una vasta gamma di neurotrasmettitori, come la serotonina (spesso chiamata “ormone della felicità”) e la dopamina, che influenzano l’umore e le funzioni cognitive. È interessante notare che la maggior parte della serotonina del corpo viene prodotta proprio nell’intestino.

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  • Metaboliti e acidi grassi a catena corta (SCFA): la digestione di fibre alimentari da parte del microbiota produce SCFA come il butirrato. Questi composti hanno un ruolo cruciale nella regolazione dell’infiammazione e nella protezione della barriera intestinale, influenzando indirettamente la funzione cerebrale.
  • Sistema immunitario: il microbiota interagisce costantemente con le cellule del sistema immunitario presenti nell’intestino. Le molecole pro-infiammatorie o antinfiammatorie rilasciate possono viaggiare fino al cervello, modulando i processi infiammatori neuronali che sono stati collegati a disturbi come la depressione e l’ansia.

L’impatto sulla salute e il benessere

Una disbiosi, ovvero uno squilibrio nel microbiota intestinale, può avere ripercussioni significative sulla salute cerebrale. La ricerca ha dimostrato che una flora intestinale non sana è associata a condizioni quali:

  • Disturbi dell’umore: ansia e depressione
  • Patologie neurodegenerative: morbo di Parkinson e Alzheimer
  • Problemi cognitivi: deficit di memoria e concentrazione

Al contrario, un microbiota diversificato e in equilibrio, sostenuto da una dieta ricca di fibre e da uno stile di vita sano, contribuisce a un’ottimale funzione cerebrale e al benessere psicologico generale. Comprendere e studiare l’asse microbiota-intestino-cervello apre nuove affascinanti prospettive per la prevenzione e il trattamento di un’ampia gamma di condizioni cliniche, sottolineando l’importanza di prenderci cura del nostro “secondo cervello”.

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Impatto ambientale sulla salute e medicina preventiva

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che una parte significativa delle malattie e dei decessi a livello globale sia correlata a fattori di rischio ambientali. Questi fattori possono essere di varia natura:

    • Inquinamento atmosferico: l’esposizione a particolato fine (PM2.5), ozono e altri inquinanti può causare e aggravare malattie respiratorie (come asma e bronchite cronica) e cardiovascolari, oltre ad essere correlata all’incidenza di tumori.
    • Inquinamento delle acque e del suolo: la contaminazione da sostanze chimiche industriali, pesticidi, farmaci e metalli pesanti può portare a gravi patologie renali, neurologiche e a vari tipi di cancro.
    • Cambiamento climatico: l’aumento delle temperature e degli eventi meteorologici estremi non solo danneggia le infrastrutture sanitarie, ma influisce direttamente sulla salute umana. Si assiste all’aumento delle malattie trasmesse da vettori (come zanzare e zecche), alla scarsità di acqua potabile e a una maggiore incidenza di patologie legate al calore.

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  • Esposizione a sostanze tossiche: la presenza di sostanze come amianto, piombo e altre tossine negli ambienti di vita e di lavoro è una causa accertata di malattie professionali e patologie a lungo termine.

 

Il ruolo della medicina preventiva

La medicina preventiva agisce su più fronti per affrontare questi rischi. A differenza della medicina curativa, che interviene a malattia conclamata, la prevenzione si concentra su:

  • Educazione e sensibilizzazione: informare il pubblico sui rischi ambientali e sulle azioni che si possono intraprendere per ridurli. Questo include la promozione di stili di vita sostenibili, l’uso di mezzi di trasporto a basse emissioni e la corretta gestione dei rifiuti.
  • Monitoraggio e sorveglianza: collaborare con agenzie ambientali per monitorare la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, identificando in tempo reale le aree a rischio e gli inquinanti emergent.
  • Sviluppo di politiche sanitarie: lavorare con istituzioni e governi per implementare normative che limitino l’inquinamento, promuovano energie rinnovabili e assicurino la salubrità degli ambienti di vita e di lavoro.
  • Prevenzione individuale: consigliare ai singoli individui misure protettive, come l’evitare l’esposizione a inquinanti in determinati orari o l’adozione di diete ricche di antiossidanti per contrastare gli effetti dello stress ossidativo causato dall’inquinamento.

Il concetto di “One Health”, che riconosce l’interdipendenza tra la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema, è diventato il nuovo paradigma per affrontare queste sfide in modo integrato e multidisciplinare.

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Nanotecnologie e Vescicole Extracellulari

La ricerca scientifica sta esplorando nuove e rivoluzionarie sinergie per lo sviluppo di terapie e strumenti diagnostici. Al centro di questo avanzamento si trova la combinazione tra le nanotecnologie e le vescicole extracellulari (EV), minuscole strutture naturali prodotte dalle cellule.

 

Le vescicole extracellulari: messaggeri naturali

Le vescicole extracellulari sono particelle di dimensioni nanometriche rilasciate da quasi tutte le cellule del nostro corpo. Non sono scarti cellulari, come si pensava in passato, ma veri e propri “pacchi postali” che le cellule usano per comunicare tra loro. Le EV contengono un ricco carico di molecole bioattive come proteine, lipidi, DNA e RNA, trasportando informazioni essenziali che possono influenzare il comportamento delle cellule vicine o lontane.

Questa capacità di trasporto e comunicazione le rende eccezionalmente promettenti per applicazioni biomediche. Le EV sono un sistema di trasporto naturale, biocompatibile e con una tossicità molto bassa, il che le rende più sicure rispetto ad alcuni vettori sintetici.

 

Le nanotecnologie: l’ingegneria del piccolissimo

Le nanotecnologie sono l’arte e la scienza di manipolare la materia su scala atomica e molecolare, ovvero a livello nanometrico (un nanometro è un miliardesimo di metro). Questa scala, incredibilmente piccola, è la stessa su cui operano le strutture biologiche fondamentali come le proteine e il DNA.

Combinando le nanotecnologie con la biologia, è possibile creare strumenti innovativi per diagnosticare e curare le malattie con una precisione mai vista prima. Le nanoparticelle sintetiche, ad esempio, possono essere progettate per mirare a cellule specifiche, trasportare farmaci in modo controllato o agire come agenti di contrasto per l’imaging medico.

 

Una potente sinergia: nanotecnologie e EV

La vera rivoluzione nasce dall’unione di questi due campi. Sfruttando la tecnologia, gli scienziati possono:

  • Isolare e analizzare le EV: le nanotecnologie permettono di catturare e studiare le vescicole extracellulari con estrema sensibilità. L’analisi del loro contenuto può fornire informazioni preziose sullo stato di salute delle cellule che le hanno prodotte, aprendo nuove strade per la diagnosi precoce di malattie come il cancro o le patologie neurodegenerative.
  • Modificare e ingegnerizzare le EV: gli scienziati possono “caricare” le vescicole extracellulari con farmaci specifici, acidi nucleici (come l’RNA terapeutico) o altre molecole per il rilascio mirato. Questo metodo permette di superare le barriere biologiche e di consegnare la terapia direttamente alle cellule malate, minimizzando gli effetti collaterali sui tessuti sani.
  • Creare nanovettori biomimetici: la ricerca sta sviluppando nanoparticelle sintetiche che imitano le proprietà delle EV, come la loro capacità di evitare il sistema immunitario e di trasportare il carico in modo efficiente.

Questa combinazione rappresenta una delle aree più promettenti della ricerca biomedica moderna, con il potenziale di trasformare radicalmente la medicina di precisione, la diagnostica e lo sviluppo di farmaci.

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Biotecnologie e biologia molecolare

La biologia molecolare è lo studio dei processi biologici a livello molecolare, analizzando il DNA, l’RNA e le proteine, le molecole fondamentali che regolano la vita. È la base teorica che ci permette di comprendere i meccanismi della genetica, del funzionamento cellulare e delle malattie.

Le biotecnologie, invece, sono l’applicazione di questa conoscenza per sviluppare prodotti e tecnologie utili. Sfruttano la potenza degli organismi viventi o dei loro componenti per risolvere problemi in campi che vanno dalla medicina all’agricoltura, dalla produzione di energia alla salvaguardia ambientale.

 

Dall’astratto al concreto: l’unione dei due campi

La biologia molecolare fornisce le istruzioni, mentre le biotecnologie le mettono in pratica. La sinergia tra questi due campi ha portato a innovazioni rivoluzionarie:

  • In medicina: lo sviluppo di farmaci biologici come l’insulina ricombinante, gli anticorpi monoclonali per la terapia del cancro e le terapie geniche e cellulari. La capacità di manipolare il DNA ha permesso di creare vaccini innovativi a mRNA, che rappresentano una delle risposte più rapide alle pandemie.
  • In agricoltura: la modifica genetica di piante per renderle più resistenti a parassiti e siccità, aumentando la resa dei raccolti e riducendo l’uso di pesticidi.
  • Diagnostica avanzata: lo sviluppo di test molecolari ultra-sensibili per identificare rapidamente agenti patogeni, mutazioni genetiche e biomarcatori di malattie.

 

Strumenti e applicazioni chiave

La nostra ricerca si avvale di strumenti e tecniche all’avanguardia che sono l’essenza stessa della biologia molecolare e delle biotecnologie:

  • Tecnologia del DNA ricombinante: la capacità di tagliare e incollare frammenti di DNA da diverse fonti per creare nuove combinazioni genetiche.
  • CRISPR-Cas9: una tecnologia rivoluzionaria di “editing” genetico che permette di modificare il DNA con una precisione senza precedenti, aprendo la strada a nuove terapie per le malattie genetiche.
  • Sequenziamento del genoma: la lettura completa del codice genetico di un organismo, fondamentale per la ricerca e la medicina personalizzata.

Unendo la comprensione teorica della biologia molecolare con le applicazioni pratiche delle biotecnologie, puntiamo a tradurre le scoperte scientifiche in soluzioni tangibili che migliorano la salute umana, la sostenibilità e la qualità della vita.

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Psicologia sperimentale e cognitiva

La psicologia sperimentale e la psicologia cognitiva sono i due pilastri della moderna ricerca scientifica sulla mente. Insieme, studiano il funzionamento interno del cervello e i processi mentali che influenzano il nostro comportamento, le nostre decisioni e la nostra percezione del mondo.

Mentre la psicologia sperimentale si concentra sull’uso di metodi scientifici rigorosi – come esperimenti controllati e misurazioni oggettive – per testare ipotesi sul comportamento umano, la psicologia cognitiva si focalizza in particolare sui processi mentali, quali:

  • Percezione: come il cervello elabora le informazioni sensoriali per creare una rappresentazione della realtà.
  • Memoria: come immagazziniamo, richiamiamo e utilizziamo le informazioni.
  • Apprendimento: come acquisiamo nuove abilità e conoscenze.
  • Linguaggio: come comprendiamo e produciamo il linguaggio.
  • Risoluzione dei problemi e processo decisionale: come affrontiamo le sfide e scegliamo tra diverse opzioni.

 

Dalla teoria alla pratica: la nostra ricerca

La nostra ricerca combina i principi della psicologia sperimentale con le teorie della psicologia cognitiva per studiare in modo approfondito il funzionamento della mente. Attraverso l’utilizzo di metodologie avanzate come la misurazione dei tempi di reazione, l’eye-tracking e l’analisi dei dati comportamentali, miriamo a:

  • Svelare i meccanismi della cognizione: capire come i processi mentali si influenzano a vicenda e quali sono le loro basi neuronali.
  • Sviluppare nuove applicazioni: le nostre scoperte non rimangono confinate nel mondo accademico. Le utilizziamo per progettare interfacce utente più intuitive, migliorare i metodi di insegnamento, e sviluppare programmi di allenamento cognitivo.
  • Comprendere il comportamento umano: applicando la nostra conoscenza per decifrare i bias cognitivi che influenzano il nostro processo decisionale, in ambiti che vanno dalla finanza alla salute.

Unendo la precisione del metodo sperimentale con l’ampiezza di un approccio cognitivo, ci dedichiamo a esplorare l’incredibile complessità della mente umana e a trasformare questa conoscenza in soluzioni innovative che possono migliorare la vita di tutti i giorni.

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